Pubblicazione graduatorie: il giusto equilibrio tra privacy e trasparenza amministrativa
La Cassazione, esprimendosi sulla legittimità di un concorso pubblico, ha chiarito che occorre sempre bilanciare i diritti "antagonisti" della privacy e della trasparenza amministrativa

La questione sottoposta ai Giudici di Cassazione riguardava una richiesta di risarcimento danni presentata da due lavoratrici che contestavano la procedura di selezione pubblica effettuata dal datore di lavoro. Le lavoratrici sostenevano che, attraverso la pubblicazione della graduatoria, la società aveva divulgato informazioni sensibili riguardanti la loro salute. Tuttavia, la corte territoriale aveva stabilito che non vi era stata divulgazione di tali informazioni sulla salute e che i dati sensibili non erano stati rilevanti per la selezione pubblica.
Veniva, dunque, presentato ricorso in Cassazione per la presunta violazione del Codice Privacy. Secondo i Giudici, la Corte d'Appello aveva legittimamente escluso la violazione della suddetta norma, dal momento che la graduatoria contestata non conteneva alcuna indicazione sui dati sensibili dei partecipanti alla procedura concorsuale, ma solo il nome ed il punteggio ottenuto. Quest'ultimo - ha continuato la Suprema Corte – dev'essere condiviso per la trasparenza delle operazioni concorsuali e, quindi, per il perseguimento di finalità di interesse pubblico.
Per concludere, la Cassazione ha, pertanto, rigettato il ricorso e stabilito che «la scelta della pubblicazione del (solo) punteggio unico non comportava uno sproporzionato sacrificio della protezione dei dati personali, integrando una soluzione idonea a bilanciare i diritti antagonisti, garantendo, assieme al diritto alla privacy, anche la tutela minima della trasparenza amministrativa».