Bancarotta per distrazione: l’impedire l’insorgere di pregiudizi per i creditori rende il reato inesistente
Per quanto riguarda la bancarotta "riparata", non è richiesta la restituzione di ogni bene sottratto individualmente, bensì un completo reintegro del patrimonio nell'ambito della procedura di fallimento

Nel caso di bancarotta “riparata”, la restituzione di ogni singolo bene sottratto non è obbligatoria. È essenziale un completo reintegro del patrimonio come era prima della dichiarazione di fallimento. Questo processo mira a annullare i danni subiti dai creditori.
Nel caso specifico, il presidente e un consigliere aziendale sono stati ritenuti responsabili per bancarotta per distrazione. Hanno presentato ricorso per cassazione, sostenendo un vizio di motivazione in merito all'elemento soggettivo del reato, poiché le transazioni erano state effettuate per espandere l'attività sociale oltre i confini nazionali, con notevoli attività finanziarie e immobiliari al momento del fallimento. Inoltre, contestavano la mancanza di riconoscimento della bancarotta riparativa.
Si è evidenziato che la perdita ingiustificata del patrimonio rappresentava una violazione delle aspettative dei creditori, configurando la bancarotta fraudolenta. Inoltre, la Corte ha affermato che per il reato è necessario il dolo generico, in cui il soggetto è consapevole che le sue azioni causeranno danni ai creditori.
La bancarotta riparativa non è quindi stata riconosciuta perché la retrocessione dei beni era stata imposta da una decisione giudiziaria, non da una scelta degli amministratori: gli immobili, infatti, non erano stati sfruttati, causando una perdita alla società. Per soddisfare la bancarotta riparativa, l'imprenditore deve compiere atti per reintegrare il patrimonio precedente alla dichiarazione di fallimento, evitando danni futuri ai creditori.
Inoltre, il compenso deve essere totale e a beneficio di tutti i creditori. È chiaro che solo un reintegro completo può verificarsi con il ritorno dei beni alla società per un utilizzo conforme alle normative e la graduatoria creditizia. La Corte di Cassazione, quindi, ha sottolineato la necessità di un'azione che inverta la distrazione per prevenire danni effettivi ai creditori (Cas. n. 26115/2024).