Revocazione di una compravendita con datio in solutum: una vicenda giudiziaria complessa

La revocatoria di una compravendita con datio in solutum, caratterizzata dalla cessione di beni per estinguere un debito scaduto, si è rivelata un nodo intricato nel panorama giuridico

Revocazione di una compravendita con datio in solutum: una vicenda giudiziaria complessa

Tale modalità di estinzione dell'obbligazione è stata oggetto di un'azione revocatoria ordinaria promossa dal curatore fallimentare essendo stata considerata un’operazione anomale.

In seguito al fallimento di una società a responsabilità limitata, la curatela ha richiesto la revoca di un contratto di compravendita stipulato poco dopo l'apertura della procedura fallimentare. Il contratto coinvolgeva la cessione di un immobile del valore di 580mila euro tra la società in bonis e la società convenuta. La Corte d'appello, accogliendo il reclamo presentato dalla società fallita e notando la rinuncia del creditore istante, ha revocato il fallimento e trasmesso gli atti al Pubblico Ministero. Quest'ultimo ha poi riaperto la procedura fallimentare nei confronti della società.

La richiesta di revocazione è dunque stata accolta sia in primo che in secondo grado, giungendo infine davanti alla Corte di Cassazione.

La società acquirente ha lamentato, inizialmente, di non essere stata a conoscenza della situazione di dissesto della venditrice. Tuttavia, la Corte ha respinto il ricorso, sostenendo che la compravendita con datio in solutum costituisce un modo anomalo di estinguere l'obbligazione ed è di conseguenza soggetta all'azione revocatoria ordinaria promossa dal curatore.

Inoltre, la Corte ha sottolineato che l'azione revocatoria era finalizzata a tutelare crediti anteriori alla compravendita contestata. Pertanto, al curatore fallimentare spettava dimostrare la consapevolezza della società acquirente riguardo al pregiudizio arrecato agli interessi dei creditori.

Questa intricata vicenda giudiziaria ha evidenziato la complessità delle transazioni commerciali in contesti di fallimento, sottolineando l'importanza di una corretta valutazione delle modalità di estinzione delle obbligazioni per garantire la tutela degli interessi coinvolti (Cass. civ., sez. II, ord., 14 maggio 2024, n. 13227).

news più recenti

Mostra di più...