Discriminatorio riservare l’accesso esclusivamente ai cittadini italiani
Plausibili limitazioni all’accesso alla pubblica amministrazione, ma solo per specifici compiti e funzioni che comportino l’esercizio dei pubblici poteri da parte del funzionario

Stato ‘censurato’ e ritenuto colpevole di discriminazione se il bando di concorso – nello specifico, quello indetto nel 2024 dal Ministero dell’Interno per il reclutamento di funzionari – è riservato esclusivamente ai cittadini italiani. Questa, in sintesi, la decisione dei giudici (sentenza del 15 febbraio 2025 del Tribunale di Milano), i quali hanno perciò dichiarato il carattere discriminatorio del bando, avendo previsto per la partecipazione il requisito della cittadinanza italiana, e hanno ordinato al Ministero dell’Interno di provvedere all’immediata sospensione delle procedure concorsuali in corso e alla modifica del bando di concorso, prevedendo il diritto di presentare domanda per tutti i cittadini europei e per i cittadini di Paesi extra Unione Euroepa aventi uno dei titoli di soggiorno indicati dalla norma e fissando un nuovo congruo termine per la presentazione delle ulteriori domande. I giudici fanno chiarezza precisando che sono plausibili limitazioni all’accesso alla pubblica amministrazione, ma solo per specifici compiti e funzioni che comportino l’esercizio dei pubblici poteri da parte del funzionario. E sempre i giudici osservano che, nel caso specifico, le mansioni previste dal bando pubblicato dal Ministero dell’Interno non comportano l’esercizio di poteri autoritativi. Assolutamente illegittima, quindi, la clausola del bando contenente la cosiddetta ‘riserva di nazionalità’, che ha comportato una palese discriminazione non solo in danno dei cittadini europei ma anche in danno di quei soggetti titolari di permesso di lungo periodo o titolari dello status di rifugiato o titolari di protezione sussidiaria.