Contesto stressogeno: il medico può essere risarcito?
Risarcimento possibile per il dipendente se il datore di lavoro, pur non perseguendo un intento vessatorio, gli ha causato problemi di salute creando un ambiente logorante, stressogeno e determinativo di ansie.

La vicenda si svolge all'interno di un ospedale nelle Marche, dove un dirigente medico si lamenta del trattamento ricevuto da un primario, e chiede, all'Azienda sanitaria, un risarcimento per i comportamenti discriminatori e vessatori subiti. Secondo i giudici d'Appello, non vi è alcun risarcimento dovuto al medico, ma in Cassazione, quest'ultimo continua a sostenere di essere vittima di mobbing. Il medico argomenta che l'Azienda dovrebbe assumersi la responsabilità per il clima conflittuale e il danno subito, sottolineando il trasferimento forzato a un altro presidio ospedaliero. I giudici di terzo grado danno credito alle osservazioni del medico, ipotizzando un possibile risarcimento in suo favore. La situazione lavorativa era caratterizzata da ostilità diffusa tra i medici del reparto e il primario, con più della metà dei medici coinvolti. La Cassazione sottolinea l'obbligo del datore di lavoro di tutelare l'integrità fisica e morale dei dipendenti, incluso l'adozione di misure atipiche per la salute e sicurezza. Anche senza una persecuzione unificante, i comportamenti singoli devono essere presi in considerazione al fine di verificare violazioni delle condizioni di lavoro. L'importanza di creare un ambiente di lavoro sano emerge come punto chiave. Il medico, infine, sostiene che il suo trasferimento a un altro incarico è stato determinato dalla situazione stressante, non necessariamente da un'intenzione persecutoria. Indi per cui, la Corte d'appello dovrà esaminare nuovamente la questione alla luce delle indicazioni della Cassazione. (Cass. civ., sez. lav., ord., 21 febbraio 2024, n. 4664)